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C'era una volta la più grande fabbrica
di pipe del mondo.
Il milanese Ferdinando Rossi alla fine dell'800 era il più importante commerciante di articoli per fumatori del Regno. Nel 1880, a seguito di una visita presso un fornitore, produttore di pipe in radica a St. Claude in Francia, ebbe l'idea di "industrializzare" anche in Italia il prodotto. In quegli anni, è bene ricordarlo, le pipe in Italia venivano prodotte a livello artigianale in legno di bosso, ciliegio, ecc. Acquistati all'estero i macchinari necessari, e modificati secondo necessità ed ingegno tipicamente meneghini, Rossi rilevò - a buon prezzo ma investendo una fortuna del tempo - un'intera collina a Barasso, in provincia di Varese, edificando - nel 1886 - la fabbrica di Pipe di Radica Rossi. |
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Inizialmente Rossi si avvalse di 30 operai, reclutati tra gli artigiani della zona, coprendo interamente il suo fabbisogno commerciale, ma nel giro di pochi anni era già pronto alla conquista dei mercati esteri. La prima partita di pipe per l'estero - nei registri contabili aziendali - figura nel 1892, destinazione Brasile. | |
Nei primi anni del '900 Rossi diventa uno dei più importanti produttori di pipe al mondo. La produzione sale vertiginosamente anche grazie ad una ingegnosa canalizzazione di un corso d'acqua che alimenta una centrale termoelettrica (installata da Rossi) che produce energia per tutte le macchine dello stabilimento. A cavallo tra le guerre mondiali la Rossi raggiunge il suo massimo fulgore; nel 1918 Leonida subentra al padre Ferdinando e nel 1936 (anno a cui risalgono le foto che corredano questo articolo) la fabbrica, con 860 operai a cottimo (95% dei quali donne) produce qualcosa come 50.000 pipe al giorno! |
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Rossi è la più grande fabbrica di pipe di radica al mondo; primato che manterrà per anni e che - per numero d'addetti e produzione - non verrà più raggiunto. Nel perimetro industriale di Barasso i Rossi hanno tutto; un imponente magazzino di radica (6 campate disposte su tre file; un valore di radica equivalente ad inaccessibili milioni di euro attuali), una segheria interna, produzione interna di ebanite per i bocchini (incluso reparto per bocchini in corno), un capannone per la tornitura delle pipe, uno per la fresatura ed uno per la pulitura. C'è un reparto intero per la finitura, una minuteria metallica interna per filtri e ghiere e un capannone intero per il magazzino scorte del prodotto finito. | |
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Anche come modello industriale i Rossi non scherzavano;
c'è l'infermeria, il refettorio e la colonia estiva (dedicata alla
moglie del fondatore, Marisa) per i figli degli operai.
Ferdinando, nipote del fondatore, succede alla conduzione aziendale che manterrà fino alla fine del glorioso marchio, continuando a produrre e distribuire modelli classici marcati F.R.B (Fratelli Rossi Barasso) o Rossi. Il dopo guerra, il crollo del mercato e le mutate esigenze dello stesso assistono al declino della produzione che si interromperà - dopo lunghi anni di difficoltà - nel 1985, giusto un anno prima del compimento di un secolo di attività. |
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Alberto Paronelli, che rappresentava e distribuiva
Rossi in Europa, ritira buona parte dei macchinari (ancora oggi distribuiti
presso tutti, o quasi, i pipemaker nazionali) e 4.000 pipe Rossi, spina
dorsale del Museo della pipa di Gavirate che lo stesso Paronelli - amorevolmente
- gestisce con la passione che il ruolo di "memoria storica" gli consente.
MpcBuletin/erb/dic02 |
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