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Domenico Romeo, Via Del Piano 151, 18018 Taggia www.romeobriar.com romeobriar@libero.it
MIMMO ROMEO, IL PIÙ DANESE TRA GLI ITALIANI
Alcuni mesi dopo l’acquisto di una pipa - bellissima, leggerissima, forme sinuose e raccordate, una vera “piuma pesante” - prendo il coraggio a due mani e vado in quel di Taggia, cittadina della Riviera ligure, per incontrare l’artigiano che l’ha creata. Il “coraggio” è necessario perché, dopo essermi documentato meglio sulla sua “vita da artigiano”, ho scoperto che avrò a che fare con uno tra i maggiori protagonisti del mondo della pipa nella sua espressione più aperta possibile. Domenico “Mimmo” Romeo, infatti, ha vissuto praticamente tutti i suoi 36 anni nella segheria del padre Filippo, 75enne di cui 60 di attività come segantino e reputato tra i migliori al mondo in una professione ormai quasi in estinzione. Appena arrivato nel laboratorio, rilevato dal padre, posso sentire a distanza i profumi e gli odori dei ciocchi, tonnellate e tonnellate, custoditi nella cantina sottostante. Mimmo mi accoglie in una maniera così spontanea che mi sento subito come fossi a casa, anche perché per ogni appassionato di questo settore, il fatto di trovarsi in una segheria equivale a sentirsi a casa propria. Una marea di ciocchi scelti personalmente da lui, di varie forme e dimensioni, bagnati regolarmente, fanno bella vista nello scantinato. Decide allora di fare quello che farebbe se non ci fossi io, ossia lavorare, cosa che per me e per tutti i lettori penso sia il modo migliore per spiegare il suo lavoro. Prende alcuni ciocchi e guardandoli, leggendone la vena con un solo colpo d’occhio, carpendone in un baleno tutti i segreti più nascosti come solo potrebbe fare un segantino esperto, effettua con maestria il primo taglio. Da lì, sempre con occhio attento e allenato da decenni di tagli, sceglie come procedere per l’abbozzo, valutando e selezionando la caratteristica del legno. Il lavoro procede per vari ciocchi, e alla fine Mimmo ha prodotto altrettanti abbozzi, selezionati secondo qualità e venatura. La prossima tappa del prezioso manufatto sarà il bollitore, dove questi abbozzi, chiusi in reti, saranno “bolliti” per dodici ore, per poi essere riportati nello scantinato e riposti per circa un mese a stagionare. Almeno fino a quando, allo scuotimento delle reti, la muffa si polverizzi. Solo allora verranno spostati in un altro angolo per 2 o 3 mesi, per il proseguimento della stagionatura in cantina, prima di un ulteriore trasloco in segheria per altri 9 mesi, sempre sotto stretta sorveglianza. Solo a quello stadio gli abbozzi, potranno essere venduti, e sarà il produttore a decidere il tempo definitivo di stagionatura, che dovrebbe essere di almeno 3 anni. Finora abbiamo parlato della sua attività di segantino, che occupa l’80% del suo tempo, ma le sue pipe? Calma, ci si arriva ora, col restante 20% di attività. Già da piccolo Mimmo bazzica spesso nella segheria sgattaiolando tra il padre, gli operai e la mamma Adalgisa che teneva la contabilità. A due anni, mentre gli operai uscivano e papà Filippo chiudeva la ditta, Mimmo accende da solo la sega rotante e, per sua fortuna (aggiungerei anche quella dei genitori e anche un po’ della nostra), il padre interviene subito. Da quel momento, una escalation di momenti che lo vedranno avvicinarsi sempre più al mondo della pipa. Fino a 14 anni passa il doposcuola a giocare e curiosare in laboratorio, che ormai non ha più nessun segreto, tanto che il padre, in un’intervista, lo cita come l’unico figlio che potrebbe continuare con successo il suo lavoro. A 18 anni Filippo lo instrada nella difficile e pericolosa arte del segantino, dapprima con tagli su legni di prova per prendere la necessaria mano con la sega, poi con i ciocchi, sui quali Mimmo comincia a studiare le misure degli abbozzi. Dopo il servizio militare, ritorna in segheria e sviluppa la tecnica del taglio, dalla scelta al tipo di taglio da effettuare che possa dare maggior resa, dallo studio della venatura al miglior uso del tempo su ogni ciocco. La rigidità del padre, che vede in lui crescere un ottimo segantino, con una predisposizione assoluta, ma che al tempo stesso non esterna queste belle sensazioni, tempra il carattere di Mimmo che, al contrario del padre, nutre la passione di fare le pipe. Filippo sconsiglia il figlio suggerendogli di ottimizzare la tecnica di segantino, per poi lasciar spazio alla sua vena artistica. Mimmo comincia con un trapano Black&Decker per prendere confidenza con le forme. La prima svolta arriva con un amico di famiglia, il produttore di pipe Gigi Crugnola, che lo porta nella sua fabbrica nel Varesotto e lo mette al lavoro su alcuni abbozzi già forati. Ma la creazione di pipe in fabbrica, con utensili che poco si discostano da quelli con i quali ha sempre avuto che fare in segheria, non fa scattare in Mimmo quella molla che lo porterà, da lì a 3 anni, a creare pipe bellissime. Prosegue per alcuni anni come puro segantino, rilevando completamente l’attività del padre, arrivando a tagliare, con occhio sempre più attento, più di 350 kg di radica al giorno, 70% dei quali considerati materiale di scarto! A 28 anni la seconda svolta, quella definitiva. Conosce l’artigiano danese Teddy Knudsen, in visita alla segheria, consigliato da Mario Lubinski che gli accenna alla bravura della famiglia Romeo. Si instaura subito un bel feeling e Mimmo, da segantino puro, comincia a ritagliarsi quel 20% di tempo che lo porterà a diventare un abile pipemaker. Due anni dopo Teddy lo invita un paio di settimane nel suo atelier e, per tutto il tempo, gli insegna la tecnica per la foratura con i torni austriaci. Mimmo, sotto gli occhi vigili del maestro, costruisce un paio di pipe e lavora su 5/6 abbozzi per prendere la mano ed approfondire lo studio della forma, studio che gli artigiani danesi conoscono e applicano in maniera pregevole. Lo segue in varie fiere - inclusa Chicago, dove vende le sue prime pipe – dove ha occasione di conoscere i migliori pipemaker europei, americani e giapponesi del settore, e convincendosi che può esserci spazio per tutti. Mimmo ha capito quello che vuole creare: una continuità tra il lavoro duro del segantino e quello artistico del pipemaker. Dal taglio del ciocco, dove vede prima la forma delle pipe (non solo le sue, ma anche e soprattutto quelle degli altri, conoscendo ormai l’impronta di ogni suo cliente), al perfezionamento di queste, c’è un legame assolutamente indissolubile. Acquistati un paio di torni austriaci si ritaglia la sua “pipefarm” in un piccolo angolo della segheria, dove poi aggiunge i soliti utensili del mestiere, quali mole a disco e a nastro, compressori, attrezzi vari, sabbiatrice e lucidatrice. Teddy lo segue per qualche tempo, elargendo consigli dove necessario, ma presto Mimmo sviluppa una vena creativa tutta sua, ricevendo i complimenti da tutti gli amici, Teddy per primo, nomi quotati nel mondo della pipa: da Bo Nordh a Lars Irvasson, da Anne Julie a Jess Chonowich e molti altri. Socio della Olympus, l’Associazione europea scultori lignei e tornitori d’arte, proprio per la sua smisurata passione e bravura nel taglio, con i suoi abbozzi che vengono acquistati in tutto il mondo, ha pochissimo tempo da dedicare alla creazione delle pipe. Ma quando lo trova, il ciocco umido, quasi bagnato, da lui scelto tra migliaia, diventa una tra le più belle e apprezzate forme d’arte nel panorama italiano e mondiale. Una produzione limitatissima: Mimmo crea attualmente dalle 40 alle 50 pipe l’anno. Forme sinuose, che gli nascono nella mente ancor prima di avvicinare il ciocco alla lama della sega, un medley di curve e svasature, di rotondità e continuità, fino alla creazione del bocchino, che segue sempre l’armonia della testa. Soprannominato “The King of the briar” dal leggendario Bo Nordh, Mimmo è un pipemaker totalmente italiano che, sapendo trarre dall’insegnamento dei migliori artisti mondiali le migliori tecniche, elaborate su misura secondo il suo pensiero, unite alla grande capacità di segantino, si colloca tra i più grandi professionisti nel settore delle pipe che, come altri nostri pregiatissimi artigiani, parla sempre più italiano.
MpcBuletin/Marco Poltronieri/Aprile 2006 |
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