Il mito del Toscano
Riccardo Astengo
Il sigaro Toscano ha ormai guadagnato un posto nell'Olimpo
(luogo quantomai adeguato per un eroe mitologico) dei prodotti da fumo.
Il perché e il per come ciò sia avvenuto non è materia
di dissertazione in questa sede. Quello di cui mi interessa parlare è
altro e riguarda soprattutto noi pipatori.
Questa meraviglia è costituita in realtà
di un'unica materia: Kentuky, semplici (si fa per dire) e schiette foglie
di Kentuky, nostrano e non, ben scelto e ben fermentato.
Ma se è così buono, perché questo
tipo di tabacco è praticamente ignorato nelle miscele per pipa?
Lo si ritrova citato come ingrediente marginale in alcune
miscele moderne, questo sì, ma non sono del tutto sicuro che si
tratti di qualcosa che ha a che vedere con ciò di cui sto parlando.
Io parlo di quel tabacco definito dark fired (curato
al fuoco diretto di legna), forte e con un aroma tutto suo, il cui utilizzo
ho potuto ritrovare solo in alcune preparazioni tradizionali inglesi (certi
flake e certi twist, per me eccezionali) per lo più provenienti
dalla Tanzania e dall'India.
Vogliamo parlare ancora della massificazione del gusto
imposto dai produttori? No, basta! Si fuma leggero, solo leggero (a chi
non sa fumare la pipa tutti i tabacchi appaiono troppo forti!). Io non
ho intenzione di perdere una simile meraviglia e quindi sbriciolo il Toscano
dappertutto.
Usato in piccole quantità aiuta a dare corpo e
profondità a miscele di solito scialbe e prive d'intensità.
Ma è una tradizione tutta europea (per non diere italiana), gli
americani, infatti affidano questo ruolo all'altrettanto mitico Perique.
Queste considerazioni potrebbero, secondo me, servire
a riconsiderare una tradizione italiana anche nei trinciati da pipa, oltre
che a non consegnare il mito del Toscano interamente al mondo dell'apparire.
L'audace colpo dei soliti ? ignobili!
Che fine hanno fatto tante buone e vecchie miscele? Qualcuno le sta facendo sparire poco a poco. Alcuni marchi prestigiosi in realtà ricompaiono ogni tanto, ma? sono proprio loro? Che sta succedendo, chi sta uccidendo il gusto? Non sarà mica colpa anche questa volta della globalizzazione dell'economia, del mito del profitto ad ogni costo? Non ci vorrà mica una Seattle della pipa? La lista dei tabacchi in vendita in realtà si allunga sempre di più, ma, guarda caso, si accorcia quella dei produttori. Che c'è dentro quelle scatole? Non lo voglio sapere.
Aromatico o aromatizzato
Il tabacco è stato da secoli apprezzato per le sue qualità aromatiche. Che bisogno c'è allora di "aromatizzarlo"? Lungi da me l'intento di criminalizzare questa pratica. In realtà un leggero flavoring in certi casi non guasta, sempre che sia fatto con ingredienti veramente naturali e con parsimonia. Infatti, come le spezie in cucina, certi aromi possono servire a strutturare certe miscele "portando" un gusto troppo flebile o a sdrammatizzare un tabacco troppo corposo. Ma al di là di queste finalità l'aromatizzazione è per me pratica da condannare, perché (il solito mal fidato) nulla mi toglierà dalla testa che venga così largamente utilizzata per coprire un gusto troppo scadente o ? l'assenza di qualsiasi gusto (alleggerite, alleggerite!).
Ancora Ameri ? Cani
Whisky, Cacao, Cherry, Rhum, Licorice, Honey, and so on.
Ma vi piace il sapore del tabacco? No? E allora perché fumate? Se
penso a come il tabacco da mastico (per fortuna) si è trasformato
in chewing gum, un brivido mi corre per la schiena. Cosa ci faranno "succhiare"
dalle nostre pipe? Anche qui, non lo voglio sapere.
Te piace 'o Presepe? "'O Presepe nu' mme piace!". Viva
la sincerità.
Burley fermentato, tostato, rifermentato, profumato e?
buttato!
Se un tabacco deve sopportare tutti questi trattamenti
per poter essere fumato, mi chiedo che genere di schifezze coltivino in
America! Ma lasciate perdere che è meglio! (Non lasciamo perdere
affatto! Il nostro Burley è vero, non vale niente, ma ha una resa
molto elevata e non è attaccabile dai parassiti. Si fa raccogliere
a macchina e? insomma, costa poco, vi basta?)
Tutto sul Virginia
Avrei voluto scrivere tutto quello che c'è da sapere
sul Virginia, ma non sono più sicuro di saperlo. Ma non mollo, ci
riproverò (magari cambiando titolo) Nel frattempo dirò quello
che mi sgorga dalla strozza (ma che schifo!). Si vedono in giro descrizioni
che attribuiscono al V. i più diversi appellativi: golden, red,
mature, mottled, dark, black stoved; e le aromatizzazioni più disparate
(stendo un velo). Il tutto evoca in noi poveri pipaiuoli dolcissimi effluvi,
morbide sensazioni alle nostre abbrustolite mucose e ? soprattutto leggere
e fresche fumate!
Io, però, come al solito fieramente controcorrente,
quando penso al Virginia penso al contenuto della gloriosa busta del Personal
Pipe degli ex Monopoli di Stato: un tabacco marrone-rossiccio, carico,
dal tipico profumo di sigaretta (ahhhh!) e dal gusto caramelloso, ma soprattutto?
forte! Si, ragazzi, altro che leggerezza! E che pizzicore alla lingua!
La ragione di questo pizzicorino è lo zucchero, carissimi dolciofili!
Sì, il Virginia è proprio un tabacco dolce! Fumatelo se avete
il coraggio! Se vi capita una busta di questa roba compratela, sarà
didattico vedrete, ma soprattutto leggete la descrizione che i MS vi hanno
inserito: è semplicemente perfetta!
Cavendish vs Cavendish
Quando vedo citato il Cavendish tra gli ingredianti di
una miscela storco il naso! Che strazio, direte, il solito sofistico purista!
Ma no, vi dico che non ce l'ho con il Cavendish! Io lo amo sto' Cavendish!
E' che ? insomma, ho letto anch'io che cos'è e come è nato.
Beh, capisco allora che è già una miscela da fumare così
com'è. Si prende un bel mix di tabacchi (quelli che volete) li si
dolcifica, li si fa maturare, poi volendo si aromatizza e voila ? Si può
gustare un tabacco dolce e privo di asperità, maturo e ricco di
piacevoli aromi! Io stesso ho cominciato a fumare uno di questi tabacchi
e il suo aroma interessante mi è rimasto impresso per sempre. Quando
penso al sapore del tabacco, spesso mi viene in mente quel sapore. Però
mi chiedo che senso abbia mischiarlo con altre cose: come caratterizzante
non ha bisogno d'altro e non vedo cosa possa dare come tabacco complementare
se non un po' delle sue qualità discrete in tutti i campi! Insomma
è una pratica che mi fa pensare a quelle pessime mode praticate
a periodi in cucina: prima la panna, poi la rucola ecc. Ricettina: i migliori
Virginia, una buona dose di Orientali (stessa cosa), Black Cavendish, un
pizzico di Latakia! E vai! Sembra la cosiddetta "pâte du chef": funghi,
piselli, prosciutto? panna!