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"Mi
ricordo perfettamente della storia, ma onestamente non m'ero reso conto
d'aver disegnato, tra le tantissime che ho realizzato, l'unica con
Paperino che fuma la pipa tra le migliaia di storie Disney pubblicate.
Era una storia scritta da Rodolfo Cimino, solo lui poteva osare
tanto". L'ottantacinquenne disegnatore Luciano Gatto, che
naturalmente ha ricevuto la tessera Mpc 2019,
ride divertito nel constatare che il suo eroe a fumetti è
diventato "testimonial" di un club di fumatori di pipa. "Nella stessa
storia, Paperino e il 'disco' della fortuna, altri personaggi fumano la
pipa, come Nonno Bassotto che ho sempre disegnato con la pipa in bocca,
almeno fino a quando la Disney l'ha permesso – aggiunge Gatto
-. Ma questo è solo uno dei tanti veti che la direzione
finiva per imporre; negli anni Settanta cercano addirittura di
uniformare lo stile, tutti i personaggi dovevano essere disegnati allo
stesso modo indipendentemente dal disegnatore. Ci fu una mezza
rivoluzione e rifiutammo, ma sarebbe stato un grande errore,
perché se i lettori si affezionano ad una certa storia
è proprio perché apprezzano lo stile del
disegnatore e, fino agli anni Ottanta, solo la 'mano' del disegnatore
permetteva di capire se una storia era mia, o di Giorgio Cavazzano o
del grande Romano Scarpa".
Ed è proprio con Romano Scarpa (1927-2005) che Gatto ha iniziato la sua lunga carriera per "Topolino". Nel 1956, infatti, da autodidatta 22enne, ha iniziato con il ripasso a china delle tavole di Scarpa (tra le tante ne citiamo una sola che sicuramente è rimasta impressa ai lettori di più generazioni: "Topolino e l'unghia di Kalì"), anche se la cosa non gli ha impedito, nel frattempo, di collaborare come disegnatore alle edizioni il Ponte dirette da Renato Bianconi, disegnando tra le altre tavole di Geppo e Nonna Abelarda, ma soprattutto un personaggio tutto suo, Pietrino.
"Ma
ho dovuto aspettare due anni per collaborare direttamente con
'Topolino', quando il direttore Mario Gentilini mi convocò a
Milano,
nella primavera del 1958, per commissionarmi la mia prima storia,
'Paperino e il ciliegio rabdomante' – racconta -. Solo dopo
diversi
anni ho potuto permettermi anch'io degli inchiostratori,
perché almeno
fino alla fine degli anni Sessanta, quando sempre per Scarpa ho
sostituito Giorgio Cavazzano mentre era a militare, continuavo ad
inchiostrare. Quando poi mi son limitato alla realizzazione a matita
credo anche di aver stabilito un piccolo record: 85 pagine in un mese
nel 1988; un record che non ho mai più replicato, ma che mi
permette di
dire che chi impiega una settimana per disegnare una pagina Disney
è
meglio che cambi mestiere".
Anche considerando un minimo di dieci storie all'anno pubblicate (che quelle disegnate erano sempre di più) e oltre sessanta anni di carriera è facile capire che Gatto ha firmato centinaia di storie Disney. "Firmato si fa per dire – spiega con una risata il disegnatore veneziano -, perché in fondo non sono molti anni che, finalmente, gli autori hanno ottenuto di apparire come tali. Eppure ricorrevamo a stratagemmi per inserire almeno le nostre sigle in angoli non sospetti delle tavole che consegnavamo. Una volta ho chiuso una storia con un gatto nell'ultima vignetta, in basso a destra, e avevo messo una minuscola L. davanti; se ne sono accorti, hanno lasciato il gatto e cancellato in redazione la L.".
Forse
non è inutile ricordare perché, per decenni,
nessuno degli autori
ha potuto firmare le storie rigorosamente Disney, come non è
inutile
ricordare che i disegnatori italiani sono stati i più
prolifici ed
apprezzati in tutto il mondo. Tutte le storie pubblicate, infatti,
dovevano recare un solo nome, Walt Disney, cosa che garantiva i diritti
d'autore e assicurava alla corporation la possibilità di
ripubblicare
all'infinito le storie nelle raccolte, negli almanacchi, in tutte le
edizioni nei diversi Paesi del globo senza riconoscere un centesimo
agli autori. "E cos'altro potevamo fare? O accettavi le condizioni o
non lavoravi – ricorda Gatto allargando le braccia -. Mi
piace pensare,
però, che nel mio piccolo ho contribuito a cambiare lo stato
delle
cose. Nei primi anni '70, quando si passò dall'applicazione
dell'Ige
all'Iva, mi studiai con pazienza tutte le leggi a riguardo poi, in
occasione della mia prima nota di debito, aggiunsi due semplici
righette indicando la ritenuta d'acconto. Un putiferio! Venni subito
convocato dall'amministrazione che rifiutò la variazione, mi
impuntai e
mi portarono dal direttore che, suo malgrado, ammise che avevo ragione.
Da quel giorno si sparse la voce e tutti i colleghi mi chiamarono per
farsi spiegare il 'trucco'… Ci vollero ancora molti anni, e
alcuni
accettarono un forfait, praticamente una miseria, ma alla fine il
diritto d'autore venne riconosciuto".
Sessanta
anni di disegni e storie Disney, un'enormità di tavole
divorate da almeno quattro generazioni di lettori, una collaborazione
che è terminata proprio in questo 2019 con un certo
rammarico da parte
di Gatto. "Sì, lo so che ho 85 anni, ma continuo a
disegnare, anzi, da
qualche anno avevo anche adottato la tavoletta grafica –
conclude il
maestro veneziano -. Certo, mi dispiace l'addio a Topolino, ma proprio
in questi giorni sto realizzando delle storie per un editore tedesco e
anche con una nuova, piccola casa editrice italiana. Finché
riuscirò a
realizzare disegni e sogni con la matita lo farò,
perché no?".
La cronistoria di tutte le storie Disney disegnate da Luciano Gatto la trovate su https://digilander.libero.it/lucianogatto/Storie/dividece.htm Gli aggiornamenti sulla sua attività su https://it-it.facebook.com/luciano.gatto.31 |
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